Sono intervenuti il sindaco di Mantova Mattia Palazzi, il sindaco di Quistello Luca Malavasi, la figlia dell'artista Ave Gorni, il critico d'arte del comitato scientifico del Centro Te Augusto Morari, il direttore del Museo Gorni di Nuvolato Enzo Gemelli e il critico d'arte Renzo Margonari.
"Stiamo lavorando per ricostruire e valorizzare gli spazi in modo da abbellire la città con monumenti, sculture e fontane interventi di arte contemporanea – ha sottolineato Palazzi -. Grazie alle conversazioni intercorse con la figlia di Giuseppe Gorni, Ave, è venuta l'idea di onorare l'artista con una scultura donata alla città".
Il luogo pensato è al centro il giardino Lungorio, vicino ad altre due opere degli scultori mantovani Albano Seguri e Aldo Bergonzoni. L'opera di Gorni è un bronzo del 1951 che rappresenta tre donne che si confrontano. Sono raffigurate donne possenti, contadine. Si tratta di un elogio alla donna. Una madre tiene il piccolo in braccio, un tema quello della maternità, che è ricorrente e caro al maestro.
Gorni è nato a Santa Lucia di Quistello nel 1894 ed è scomparso a Domodossola nel 1975. Figlio di Arcinio, agricoltore, e di Iole Longhini, frequentò le scuole elementari a Quistello e le scuole tecniche a Padova. Proseguì gli studi a Bologna all'l'istituto tecnico Pier Crescenzi fino al 1913 e si iscrisse poi alla Facoltà di Veterinaria. Dopo la prima guerra mondiale, riprese gli studi, da solo, abbandonando l'Università, e si diplomò nel 1922 all'Accademia di belle arti di Bologna come privatista.
A Quistello fondò una scuola tecnica di cui fu all'inizio vicedirettore e insegnante di disegno; ma fu allontanato per motivi politici.
Nel 1923 si recò a Parigi, dove rimase per alcuni mesi, ospite di Severo Pozzati, suo primo insegnante di scultura e apprezzato cartellonista. Condusse una vita solitaria e per guadagnare realizzò disegni per giornali per L'Humanité, L'Ere nouvelle, Le Populaire. Rientrato in Italia, si dedicò all'incisione e in particolare alla xilografia, realizzando nel 1926, in occasione delle celebrazioni per il bimillenario di Virgilio, dieci stampe ispirate alle Georgiche. Si cimentò anche nella decorazione murale, realizzando grandi composizioni a graffito su edifici, soprattutto tra Quistello e Nuvolato (Mundici).
Il 23 dicembre 1929 sposò Milia Gasparini, da cui ebbe due figli, Salve e Ave. In questi anni collaborò al Selvaggio di Mino Maccari, che pubblicò alcuni suoi disegni dal 1927 al 1929.
Assorbito dalle cure per la famiglia, continuò a disegnare e dipingere quasi esclusivamente per sé stesso.
Dopo la seconda guerra mondiale venne nominato sindaco di Quistello, carica che dovette abbandonare subito dopo perché incompatibile con l'insegnamento nella scuola media. Nel 1953 si trasferì a Cinisello Balsamo, vicino a Milano, per dirigere l'ufficio tecnico del Comune fino al 1961. In quel periodo la sua produzione artistica si arrestò e solo nel 1962 riprese a disegnare e modellare. Nel 1968 il premio Suzzara gli dedicò un'ampia rassegna antologica che riassumeva i momenti più significativi della sua produzione dal 1916 al 1966.
Nel 1972 tenne un'importante mostra alla Casa del Mantegna di Mantova e nel 1975 una grande mostra a Palazzo Reale a Milano coronò la sua carriera d'artista.
Gorni ha lasciato le sue tracce anche con il Monumento alla donna, eretto in piazza Cavallotti a Mantova nel 1974 e con il Monumento al capolega, inaugurato il 1° maggio dello stesso anno a San Rocco. La Pinacoteca di Quistello ha in dotazione una ventina di opere, tra cui il bronzo "Donna chinata" e il disegno "Ritratto di giovinetta".