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Il Cinquecento in mostra al Polirone, da Correggio a Giulio Romano

La presentazione in aula consiliareNell'anno in cui Mantova celebra Giulio Romano, San Benedetto Po, grazie alla collaborazione fra Comune, Parrocchia e l'associazione Amici della Basilica Ets, e con il supporto scientifico di Palazzo Ducale, il 14 settembre inaugura la mostra "Il Cinquecento a Polirone. Da Correggio a Giulio Romano". Rimarrà aperta fino al 6 gennaio 2020.

L'esposizione di San Benedetto Po è un evento che si trova nel programma giuliesco che, da settembre 2019 a giugno 2020, dedica al maestro manierista, un ricco programma di eventi e proposte culturali ideate e organizzate dal Comitato per le celebrazioni che ha raccolto il programma delle iniziative provinciali in un calendario organico e coordinato promosso sul sito www.giulioromanomantova.it .

La mostra di San Benedetto Po, che si inserisce perfettamente in questo palinsesto, gode del patrocinio del Comune di Mantova, del Comune di Badia Polesine, della Diocesi di Mantova e della Regione Lombardia e del sostegno di numerosi sponsor che ne hanno permesso la realizzazione.

L'Associazione Amici della Basilica promuoverà un ciclo di conferenze dedicate alla mostra che si terrà in città con il supporto del Comune di Mantova.

L'evento culturale è stato presentato martedì 10 settembre nella sede del Comune di Mantova. Ne hanno parlato i sindaci di Mantova Mattia Palazzi e di San Benedetto Po Roberto Lasagna, l'assessore alla Cultura del Comune di San Benedetto Po Vanessa Morandi, don Stefano Guerreschi della Parrocchia San Benedetto Abate, monsignor Giancarlo Manzoli della Diocesi di Mantova, Peter Assmann direttore di Palazzo Ducale, Paolo Bertelli curatore della mostra e Benito Benatti della associazione Amici della Basilica.

“Il Cinquecento a Polirone. Da Correggio a Giulio Romano - ha spiegato il curatore Bertelli - è una mostra che nasce nel seno delle celebrazioni dedicate a Giulio Romano aperte da un altro grande evento espositivo, ovvero dal focus sui disegni del Pippi e della sua scuola realizzato dal Complesso Museale Palazzo Ducale di Mantova insieme al Musée du Louvre. In un contesto così ricco, degno di essere segnato albo lapillo non era ovviamente possibile ignorare il rinnovamento del complesso polironiano voluto nel corso del XVI secolo per opera del genio del manierismo, realizzato dalla sua bottega e completato da un florilegio di artisti nel corso del secolo. Né poteva esser passato sotto silenzio un altro momento di straordinaria importanza: la presenza al Polirone del giovane Correggio, attivo (guarda caso sempre per volontà di quella figura illuminata che fu Gregorio Cortese) quasi un trentennio prima della stipula del contratto tra il monastero e Giulio Romano. Proprio nel fluire del sedicesimo secolo, da Correggio, a Giulio Romano e oltre (Begarelli, Veronese...) si concretizza il complemento del titolo di questa esposizione”.

La mostra si articola in tre sedi: il Refettorio, la Basilica e la Sagrestia, passando dai disegni di Giulio Romano ai dipinti di Correggio e Bonsignori, esplorando la scuola giuliesca ma anche l’arte veneta presente a Polirone, non dimenticando le sculture di Begarelli, le preziose miniature e i raffinati apparati liturgici del Cinquecento.


Un sogno che si avvera
Prosegue Bertelli: “Rimarrà memorabile il rientro, dopo oltre due secoli, del monumentale Cenacolo di Girolamo Bonsignori. Questo viene ricollocato nella nicchia all’interno del grande affresco architettonico in testata al Refettorio Grande per la prima volta dalla sua sparizione avvenuta nel contesto della dominazione napoleonica. È noto, infatti, il suo lungo peregrinare tra Sassuolo e Parigi, prima del più recente approdo a Badia Polesine (dove rischiò, ormai molti anni fa, di essere distrutto in un incendio). Dopo molte generazioni siamo i primi a poter godere del rapporto dialettico tra la tela e la sua enorme cornice dipinta, in un continuum ideale dal Cinquecento, quando l’affresco non era ancora stato scialbato e il dipinto era ancora presente. Questo è un sogno che si avvera”.

 Le sezioni della mostra

Il Refettorio Grande. Il monumentale Refettorio Grande accoglie buona parte dell’esposizione. L’allestimento valorizza la prospettiva verso l’affresco di fondo e il Cenacolo di Girolamo Bonsignori. L’ingresso, ad est, immette idealmente verso uno spazio verde dove si accampa la statua di San Simeone, “patrono” del luogo e segno d’accoglienza.

Giulio Romano e la sua attività per il complesso di San Benedetto Po. In mostra sono il Ritratto di Giulio Romano attribuito a Federico Zuccari, disegno ispirato al Ritratto del Pippi di Tiziano oggi esposto a Palazzo Te; il Contratto del 1541 concesso dall’Archivio di Stato di Mantova e alcune pale d’altare di Fermo Ghisoni, allievo di Giulio, provenienti dalla basilica e dalla chiesa ex benedettina di Ognissanti in Mantova. 

Il Cenacolo e l’attività del giovane Antonio Allegri detto il Correggio. È esposto il contratto del 1514 stipulato con il Correggio, fondamentale per determinare l’attività del pittore a San Benedetto Po. Accanto a questo la riproposizione dell’anta d’organo di Correggio, a diretto confronto con l’affresco di fondo nel quale è inserita la tela con il Cenacolo di Girolamo Bonsignori. Si propone quindi un confronto iconografico e ideale con L’Ultima cena di Lorenzo Costa il giovane in quanto la tela giunta dalla parrocchiale di Boccadiganda proviene a tutti gli effetti dal refettorio polironiano, quasi il desiderio dei monaci fosse quello di arredare lo spazio dedicato alla refezione con una serie di dipinti celebranti le mense del Nuovo Testamento. 

Da Correggio a Giulio Romano. Il complemento di titolo della mostra si compie proprio osservando la parete di fondo e le opere qui messe in relazione. Sul lato destro sono, infatti, collocati due disegni di Giulio Romano, uno dei quali raffiguranti l’ottagono con David e Betsabea al bagno che si può vedere, affrescato, nella Loggia di Davide di Palazzo Te. 

L’intera asta settentrionale del refettorio approfondisce, invece, il respiro post giuliesco durante il Cinquecento e le altre arti. Anzitutto alcuni dipinti di scuola veneta: una Madonna col Bambino di Paolo Farinati, un interessantissimo Cristo lux mundi attribuito a Paris Bordone, e la copia settecentesca di una delle tre pale d’altare di Paolo Veronese purtroppo asportate in età napoleonica. Si tratta della pregevole ripresa per mano di Giuseppe Turchi della Consacrazione di San Nicola vescovo di Mira del Caliari, oggi conservata alla National Gallery di Londra.

La Madonna col Bambino dello scultore Antonio Begarelli che è accolta nell’allestimento è una semplice anticipazione dell’insieme straordinario che il visitatore può apprezzare in basilica, partendo dalla facciata, muovendosi lungo le navate laterali e giungendo infine nel tornacoro e nel coro stesso.

Fondamentale per il Polirone è stata anche l’attività dello scriptorium. Ecco dunque giunti dall’Archivio Storico Diocesano quattro codici con le miniature di Girolamo Dai Libri e le ricche iniziali decorate e dorate. Chiude la visita nel refettorio l’incisione con l’albero benedettino del Ronco.

La facciata giuliesca della basilica è stata riproposta in 3D: si tratta di un elemento didattico importante per permettere la lettura del fronte edilizio secondo le scelte di Giulio Romano, e che il visitatore potrà vedere direttamente, ovviamente con le manomissioni settecentesche, recandosi in basilica.

 Basilica Polironiana

In basilica si può ammirare l’affascinante corpus di statue di Antonio Begarelli. Un insieme di decine e decine di opere di qualità vertiginosa, alcune delle quali fortunatamente liberate da scialbature e sovrapposizioni improprie da parte di Giuseppe Billoni dello studio di restauro “Billoni e Negri” di Mantova.
Qui l’esposizione prosegue in un trionfo di linee architettoniche, preesistenze, idee giuliesche, dipinti e pale d’altare, decorazioni delle navate e delle cappelle. E ancora l’antichissima chiesa di Santa Maria e il sepolcro (da secoli vuoto) di Matilde di Canossa.


Sagrestia
In questo solenne ambiente una sezione “liturgica”, grazie allo studio attento di Stefano Savoia, cui si deve anche l’allestimento, e di Francesca Miserocchi. Lo spazio ha visto, infatti, la ricostruzione dell’altare maggiore, con il posizionamento di una riproduzione dell’antica pala (realizzata, secondo tradizione, da Fermo Ghisoni e Girolamo Mazzola Bedoli e oggi conservata al Louvre), dei candelieri e delle carteglorie. Elementi, questi ultimi, che si sono rivelati di altissima qualità e cinquecenteschi, tanto da ritenerli parte dell’arredo pertinente al rinnovamento della basilica nel cuore del XVI secolo. Di fronte sono esposti, a rotazione (per preservarli) alcuni paramenti che, nel corso della ricognizione realizzata in vista della mostra, si sono rivelati di straordinaria e rara fattura, databili al XV e al XVI secolo.

I benefici duraturi di questa mostra sono il rinnovamento dell’allestimento del Refettorio Grande, ma anche la valorizzazione e la riscoperta di numerose opere, una campagna di analisi non invasive sui dipinti, lo studio degli apparati tessili finora poco considerati, il restauro di alcuni dei pezzi esposti e la pubblicazione di un volume edito da Publi Paolini dedicato a questo tema.
L’attento lavoro di Stefania Terenzoni nel Refettorio Grande è stato pensato per essere in buona parte stabile come rinnovamento dello spazio museale per strutture e impianti.

Infopoint: tel. 0376 623036

Ultima modifica il Mercoledì, 11 Settembre 2019 19:27

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