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Emergenza, il Comune di Mantova ha allargato e differenziato il welfare

Il Comune di Mantova“Non lasciare indietro nessuno significa anche sostenere cittadini che sino ad ora non avevano bisogno di sostegno economico di welfare – spiega il sindaco Mattia Palazzi -. Per farlo abbiamo promosso bandi nuovi che hanno coinvolto singoli e famiglie il cui reddito, ridottosi nella fase pandemica, non garantisce più autonomia nel proprio progetto di vita. Sono persone che se sosteniamo ora non cadranno in condizioni di assistenza sociale duratura. Sempre più il welfare deve porsi il tema di sostenere fasi ponte e sempre più dobbiamo non cronicizzare l’assistenzialismo che produce staticità”.

Il 2020 è stato un anno caratterizzato dalla pandemia e da tutte le conseguenze, talvolta drammatiche, che essa ha riversato sul Paese e sulle nostre comunità, dal punto di vista sanitario, economico e sociale.
Molte sono state le misure realizzate dall’Amministrazione inserite nel Piano Mantova volte a dare una risposta, un sostegno e un sollievo alle famiglie, alle persone fragili, ai lavoratori e alle attività economiche, dal commercio alla ristorazione, dal terzo settore al mondo della cultura e dello spettacolo.

In questa fase così particolare e inedita l’Amministrazione è stata in grado di intercettare nuove fasce di popolazione caratterizzate da una fragilità economica dovuta alla pandemia, riuscendo nell’intento non scontato di prevenire e arginare situazioni che certamente avrebbero avuto un decorso ancora più drammatico.

“Il questi anni abbiamo investito molto sul nostro welfare anche perché potesse dare risposte ai bisogni di tutte le famiglie mantovane – prosegue il sindaco Palazzi - costruendo giorno dopo giorno un modello di welfare capace di rivolgersi a tutti, a prescindere dalla condizione economica, come fatto ad esempio con la misura ‘Nidi gratis per tutti’ confermata anche per l’anno 2021, e con il nuovo Centro per le Famiglie che, nonostante le restrizioni dovute alla pandemia, è già un punto di riferimento per centinaia di famiglie mantovane”.

A distanza di quasi un anno dall’inizio di questa pandemia, con il perdurare della diffusione del contagio solo parzialmente mitigata dalla concreta prospettiva di un vaccino, anche i numeri iniziano ad avere una consistenza tale da poter offrire una lettura dei risvolti sociali determinati dal Covid. Al netto dei dati in continua evoluzione relativi ai danni subiti dalle attività economiche del territorio, da una prima analisi fatta dal Settore Welfare del Comune emerge uno spaccato della tenuta economica delle famiglie mantovane, che vede sommarsi a fasce storiche di povertà e difficoltà economica anche nuove tipologie di utenti caratterizzate da bisogni nati in conseguenza alla pandemia.

Incrociando i numeri delle due misure più recenti promosse dall’Amministrazione comunale, il Bonus Affitti sul mercato privato e il Bonus Spesa, emerge la presenza di una nuova fascia che potremmo definire come i “vulnerabili”. Si tratta di persone e famiglie che si collocano appena al di sopra della linea di galleggiamento. Questa categoria si caratterizza per una fragilità latente che in condizioni di normalità non si palesa ma che emerge con immediatezza nel momento in cui l’equilibrio viene alterato, anche di poco.

Ma veniamo ai numeri. I bandi presi in esame hanno visto per quanto riguarda il Bonus Affitti sul mercato privato 143 domande, con un contributo destinato a coprire fino a 3 mesi di affitto per ogni nucleo familiare avente i requisiti per un totale di circa 180 mila euro. Si tratta di un contributo destinato prioritariamente ai nuclei che hanno registrato una comprovata sofferenza finanziaria causata direttamente dalla pandemia, quindi rivolto non a nuclei genericamente in difficoltà economica, che già si avvalgono di altre misure dedicate, ma a famiglie e persone che prima non erano mai ricorse ai servizi sociali.

Il secondo bando è quello del Bonus Spesa che ha visto 870 beneficiari, ai quali sono stati erogati buoni di differenti tagli, secondo la composizione familiare, per un totale di circa 230 mila euro. Anche questa misura si è rivolta in modo prioritario a situazioni di sofferenza finanziaria dovuta alle conseguenze della pandemia.

I numeri certificano che una parte di cittadini vive con un reddito minimo appena sufficiente a far quadrare il bilancio familiare, e che per questo non sono in grado di assorbire situazioni di difficoltà improvvise, spese straordinarie ed emergenziali, senza subirne concretamente, nel quotidiano, le conseguenze.

Dall’analisi dei dati anagrafici e della composizione del nucleo famigliare degli 870 beneficiari della misura Bonus Spesa e dei 143 beneficiari del Bonus Affitti sul mercato privato, emerge una schiacciante prevalenza di persone che si sono trovate inaspettatamente in una situazione di necessità temporanea ma capace di aggredire l’equilibrio finanziario personale e familiare colpendole sui bisogni primari come il pagamento dell’affitto e l’acquisto di generi alimentari.

Dall’incrocio dei beneficiari dei due bandi (affitti e spesa) emerge inoltre che 47 famiglie hanno avuto i requisiti per avvalersi di entrambi, individuando così all’interno di questa categoria dei “vulnerabili” la fascia più vicina alla soglia di povertà. L’analisi delle caratteristiche dei 47 beneficiari conta 14 persone in cassaintegrazione, 8 persone provenienti dal mondo della ristorazione, 6 penalizzate da una riduzione di ore di lavoro, 3 appartenenti al settore dei servizi agli anziani, uno appartenente al mondo dello spettacolo, 6 segnalate direttamente dai servizi sociali e 9 disoccupate già prima del Covid. In sintesi, su 47 ben 32 sono state le persone che sono entrate in affanno per le ricadute della pandemia sul loro lavoro e di conseguenza sull’equilibrio finanziario familiare.

Più in generale per quanto riguarda la composizione dei nuclei familiari dei beneficiari del Bonus Spesa vede 197 nuclei da una persona, 164 da 2 persone, 174 da 3 persone, 193 da 4 persone, 150 nuclei dalle 5 persone in su.

La composizione dei nuclei familiari dei beneficiari di entrambi i bandi (spesa più affitto) registra 11 nuclei di una persona, 10 da 2 persone, 11 da 3 persone, 7 da 4 persone, 8 dai 5 membri in su.

I dati evidenziano che non vi è una particolare concentrazione di bisogno sulla base della composizione familiare, ciò conferma che la stabilità prevalente di questo segmento si fonda su un equilibrio finanziario precisamente tarato sul fabbisogno familiare e quindi suscettibile di essere messo in crisi con il venire meno anche di una sola voce di entrata. Si tratta di nuclei singoli o padri e madri di famiglia, in età lavorativa, in prevalenza italiani (un dato nazionale confermato anche da una recente indagine sulle povertà fatta dalla Caritas), si affacciano per la prima volta piccoli commercianti, lavoratori autonomi, precari, lavoratori dipendenti in cassa integrazione o in attesa di ammortizzatori sociali.

Nuove fasce,dunque, che è stato possibile sostenere grazie al reperimento di risorse e all’attivazione di servizi aggiuntivi e tempestivi, mettendo in luce un modello di welfare che ha dimostrato non solo la validità della scelta di investire risorse importanti, circa 1 milione in più ogni anno dal 2015, ma anche la solidità e la capacità di reazione della struttura rispetto alle circostanze più difficili e impreviste.

Ultima modifica il Lunedì, 01 Febbraio 2021 12:54

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