Saranno il simbolo di questa edizione della ripartenza, della voglia di “rinascere nella bellezza” che è anche il claim 2020 de Le Vie dei Tesori: le Pescherie di Giulio Romano che ritornano alla vita dopo il lungo restauro. E’ di certo questo il luogo più atteso di questa edizione del festival che ritorna a Mantova per il terzo anno consecutivo, sempre in collaborazione con la Fidam, la Federazione italiana Amici dei musei, sotto il patrocinio del Comune; il mainsponsor è UniCredit; partner, l’Associazione Amici di Palazzo Te e dei Musei mantovani, in sinergia con gli enti, Comune, Università, Diocesi, Soprintendenza-Demanio, e la Fondazione Le Pescherie di Giulio Romano.
L’evento è stato presentato giovedì 23 ottobre nell’aula consiliare del Comune di Mantova dal sindaco di Mantova Mattia Palazzi, dal Presidente dell’Associazione Amici di Palazzo Te e dei Musei Mantova Italo Scaietta e dal docente Carlo Togliani del Politecnico Polo di Mantova. Ad aprire gli interventi è stato un video della presidente de Le Vie dei Tesori Laura Anello.
Il prossimo weekend e il successivo – 24 e 25 ottobre e 31 ottobre e 1 novembre, sempre sabato e domenica – apriranno le porte cinque luoghi restituiti. Un’edizione-gioiello, piccola ma altamente simbolica, dedicata soprattutto ai mantovani che si riapproprieranno di un loro bene: dopo tre anni di restauri, vengono restituite per la prima volta alla città le antiche pescherie di Giulio Romano - “prefetto delle fabbriche gonzaghesche e Superiore delle strade” ai tempi di Federico II Gonzaga – che, tra il 1536 e il 1546 le realizzò sui due lati del ponte medievale di San Domenico sopra il Rio. Le Pescherie sono costituite da due loggiati che si fronteggiano e sono il simbolo dello stretto rapporto della città con l’acqua. Giulio Romano decise, infatti, di spostare le pescherie da una zona poco salubre a questo “ponte abitato” nel cuore della città da cui si godono una vista e un paesaggio eccezionali. Fino a trent’anni fa erano ancora fruibili, poi più nulla: oggi rinascono grazie al restauro della Fondazione Le Pescherie di Giulio Romano, tramite Art Bonus e all’intervento di privati. Il restauro non è stato ancora completato del tutto, ma permetterà già un primo approccio della struttura e della discesa interna fino alla riva del Rio.
E con le Pescherie saranno disponibili per le visite, altri quattro siti, ognuno con una storia da raccontare: le antiche chiese medievali di Sant’Egidio Abate e di Santa Maria della Carità, unite idealmente da due inaspettate facciate barocche e da una evoluzione storica parallela lunga dieci secoli, oltre ad essere uno scrigno di tesori. E si potrà salire sulla Torre degli Zuccaro, alta oltre 42 metri, la più antica della città, da dove si ottiene una vista fantastica.
Apprezzando la collaborazione con gli studenti dei licei locali, il sindaco Palazzi ha ribadito che l'iniziativa è utile anche per approfondire e studiare il patrimonio cittadino, attraverso una rassegna che oltre al valore culturale presenta anche una forma di politica pubblica e consente di mappare la città, cambiarla e proiettarsi nel futuro. E di ampliare, come nel caso delle Pescherie, il concetto di Mantova città d'acqua, elemento di sviluppo per l'area".
Quest’anno, a causa delle misure di prevenzione del Covid, i turni di visita sono contingentati. Per le Pescherie giuliesche, la Torre degli Zuccaro, è quindi necessario prenotare la partecipazione on line su www.leviedeitesori.com . Per le chiese di Sant’Egidio Abate e di Santa Maria della Carità la prenotazione è comunque consigliata, ma non strettamente obbligatoria.
Le Vie dei Tesori, il festival che da quattordici anni apre e racconta luoghi in Sicilia, e che due anni fa è sbarcato anche a Milano, Mantova e in Valtellina, è dunque pronto a riaprire le porte. In Sicilia è già in corso da metà settembre, in quindici città. La prima tranche di 80 luoghi a Caltanissetta, Messina, Bagheria, Trapani, Marsala, Mazara del Vallo, Sambuca, Naro, ha messo insieme 24 mila visitatori. La seconda tranche è in corso: appena terminata a Ragusa, Scicli, Noto e Sciacca – altri 15 mila visitatori –, continua invece a Catania, Monreale e soprattutto Palermo, la città dove il festival è nato quattordici anni fa e dove ormai è diventato un appuntamento fisso che i cittadini aspettano, i turisti (quest’anno ovviamente molto pochi) programmano. Ma nei primi tre weekend di ottobre, Palermo ha già contato oltre 40 mila visitatori. E si continua fino all’8 novembre.
Tutto parte dalla convinzione che i tesori delle città siano un patrimonio condiviso, e che è ancor più nei momenti di crisi che da qui bisogna ripartire come luoghi di riconoscimento della comunità, di tenuta sociale, seppure senza i bagni di folla degli anni scorsi, e nel necessario rispetto delle misure di prevenzione dell’epidemia. Per questo è stato messo insieme un programma ricco, denso e adeguato ai tempi, ma in piena sicurezza: il festival che ha sempre spinto verso modalità 4.0, oggi insiste e rilancia; prenotazione ovunque caldamente consigliata, presidi di sicurezza, distanziamento, acquisto dei coupon on line. Basta un coupon unico per accedere alle visite: all’ingresso di ogni sito, verrà smarcato e si accederà immediatamente alla visita, condotta dai volontari e dai ragazzi dagli studenti del liceo classico Virgilio, del liceo scientifico Belfiore, del Politecnico-Facoltà di Architettura-Polo di Mantova.
Un coupon da 18 euro varrà per 10 visite, uno da 10 euro racchiude 4 visite, e un coupon da 3 euro è valido per un singolo ingresso. Non sono personali e possono essere usati da più persone contemporaneamente, fino al termine del loro valore.
Un festival trasversale che scopre beni culturali, diventa vettore turistico, investe sui giovani. Ideato nel 2006 per il Bicentenario dell’Università di Palermo, rafforza di anno in anno il suo rapporto con le istituzioni, pur restando autonomo, costruito da Le Vie dei Tesori Onlus. Nel tempo è diventato un forte attrattore turistico che l’anno scorso ha prodotto solo in Sicilia, circa 5 milioni di indotto tra alberghi, ristoranti, trasporti, shopping.
Informazioni: www.leviedeitesori.com
I LUOGHI DI MANTOVA
1. Chiesa di Sant’Egidio Abate
Una chiesa antichissima che si presenta oggi con un'imponente facciata barocca. La sua fondazione risale al IX secolo, periodo in cui si diffuse in Europa il culto del santo benedettino Egidio, malgrado la prima documentazione sulla sua esistenza risulti da una bolla papale del 1151. Nel 1500 il complesso fu ampliato per volontà testamentaria del gentiluomo della corte dei Gonzaga Valente Valenti, che fece edificare una cappella nel lato destro. Nel primo Settecento l’edificio fu ricostruito e arricchito con stucchi ed elementi decorativi, in parte scomparsi: oggi presenta un’unica navata; sopra l’ingresso, la cantoria con l’organo del 1843. Tra i dipinti, due importanti opere cinquecentesche: una Madonna con il Bambino e la beata Osanna Andreasi, attribuita a Teodoro Ghisi, e l’altra con la scena della Deposizione di Cristo introdotta dal Cardinale Ercole Gonzaga, presidente del Concilio di Trento, inginocchiato.
Via Pietro Frattini, 34 | Visite: sabato dalle 10 alle 17 e domenica dalle 14.30 alle 17 | Gruppi di 10 persone | Durata: 20 minuti | Non accessibile ai disabili
La prenotazione on line è consigliata.
2. Loggia di Giulio Romano – Pescherie
Dopo tre anni di restauri, vengono restituite per la prima volta alla città le antiche pescherie di Giulio Romano - “prefetto delle fabbriche gonzaghesche e Superiore delle strade” ai tempi di Federico II Gonzaga – che, tra il 1536 e il 1546, le realizzò sui due lati del ponte medievale di San Domenico sopra il Rio, il canale che scorre attraverso la città. Le Pescherie sono costituite da due loggiati che si fronteggiano. Sarà una sorpresa per gli stessi mantovani: le pescherie sono un simbolo dello stretto rapporto della città con l’acqua. Giulio Romano decise, infatti, di spostare le pescherie da una zona poco salubre a questo “ponte abitato” nel cuore della città da cui si godono una vista e un paesaggio eccezionali. Fino a trent’anni fa erano ancora fruibili, poi più nulla: oggi rinascono grazie al restauro della Fondazione Le Pescherie di Giulio Romano, tramite Art Bonus e all’intervento di privati. Il restauro non è stato ancora completato del tutto, ma permette la discesa interna fino alla riva del Rio.
Pescherie Ponte delle Pescherie – Via Pescheria | Visite: sabato e domenica dalle 10 alle 17 | Gruppi di 10 persone | Durata: 30 minuti | Accessibile ai disabili
La prenotazione on line obbligatoria è obbligatoria.
3. Chiesa di Santa Maria della Carità
L’antica chiesa di Santa Maria della Carità, la cui fondazione si fa risalire attorno al 980, si presenta oggi in una versione tardo barocca, dopo numerose aggiunte, modifiche e trasformazioni. Alla fine del Quattrocento la famiglia Striggi (nome indissolubilmente legato alla storia della musica) fece costruire e addossare alla chiesa una cappella a pianta quadrata. Le originarie decorazioni cinquecentesche furono anch’esse modificate a fine Settecento fino al completo restauro della fine del ‘900.
La chiesa, con un campanile di origine medioevale, fu in parte ricostruita nel 1613 e ristrutturata nella forma attuale nel 1752. L’interno ospita un ciclo di ben undici dipinti di Giuseppe Bazzani; e una grande tavola di Giovan Francesco Caroto (1480-1555).
Via Filippo Corridoni, 33 | Visite: sabato dalle 10 alle 17 e domenica dalle 14.30 alle 17 | Gruppi di 10 persone | Durata: 30 minuti | Accessibile ai disabili
La prenotazione on line è consigliata.
4. Torre degli Zuccaro
Con i suoi oltre 42 metri, la Tor dal Sücar o Torre degli Zuccaro (dal soprannome di una famiglia che ne fu proprietaria) è con ogni probabilità anche la più antica torre della città giunta fino a noi. Mantova ha sempre avuto un rapporto controverso con le acque che la circondavano: sottoposta alle frequenti inondazioni del Mincio, aveva bisogno di luoghi elevati e sicuri, come questo. La torre fu costruita intorno al 1143 e circa un secolo più tardi, nel 1273, fu acquistata dalla famiglia Da Ripalta, per passare poi ai Bonacolsi, ai Gonzaga e, nel XVI secolo agli Zuccaro. Tornata in possesso dei Gonzaga, dopo il dominio austriaco, divenne un bene dello Stato. Si eleva con otto piani interni, divisi da solai lignei collegati da scale. La copertura risale ad un restauro del 1717.
Via Tazzoli, 10 | Visite: sabato e domenica dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 17
Gruppi di 10 persone | Durata: un’ora | Non accessibile ai disabili – Non accessibile ai bambini al di sotto dei 12 anni.
La prenotazione on line è obbligatoria.